Carlo Beretta era ricordato nella letteratura locale, a poco più di un decennio dalla morte, come “il più celebre scultore che allora avesse la stessa città di Milano”.
Attivo nella prima metà del Settecento, aveva scolpito durante la sua lunga carriera molte statue per il duomo della sua città, ma forse aveva dato il meglio di sé in altri cantieri, dalla chiesa di San Gaudenzio a Novara al Castello di Belgioioso, dove aveva potuto dare prova delle sue particolari doti di modellatore in cera e terracotta.
I quattro ritratti immaginari, confermano come gli esiti più interessanti di Beretta siano legati all’uso di materiali plastici.
Questi quattro busti vanno intesi come figure di genere, ognuna chiamata a illustrare un tipo umano al quale doveva verosimilmente essere sotteso anche un significato allegorico, una tipologia di opere per certi versi accostabili alle cosiddette “teste di carattere” che dal secondo Seicento erano state prodotte in gran quantità dagli scultori della Serenissima, ma che in area lombarda, si era presentata priva degli accenti espressivi più caricati e grotteschi cari agli omologhi veneti.
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Carlo Beretta (Milano 1687-1764)
Quattro ritratti allegorici
Terracotta, h. 60 cm