Le donne, protagoniste indiscusse della Belle Époque, trovarono in Boldini un interprete d’eccezione, capace di raccontare la femminilità ritrovata, declinata in sottili giochi di seduzione e ambiguità.
“La donna è senza dubbio una luce, uno sguardo, un invito alla felicità, e talvolta il suono di una parola; ma soprattutto è un’armonia generale, non solo nel gesto e nell’armonia delle membra, ma anche nelle mussole, nei veli, negli ampi e cangianti nembi di stoffe in cui si avvolge, che sono come gli attributi e il fondamento della sua divinità”.
Con queste parole Charles Baudelaire nel 1863 cantava l’essenza della femminilità a lui contemporanea, anticipando in qualche modo il fascino altero e magnetico delle donne boldiniane.
Donne alla toeletta, che danzano o si adagiano languide e sensuali su morbidi cuscini di seta, donne dalla vita strizzata in rigidi busti di stecche di balena, donne che amano trascorrere esistenze dorate fra i suoni e i divertimenti di una società fatta a loro immagine e somiglianza.
“Femmes fatales” sensuali e seducenti, belle tra le belle, alle quali Boldini, nella sua casa-atelier in Boulevard Berthier, non esitava a rifinire i fianchi, assottigliare i colli, tornire gli zigomi e gonfiare le labbra, sempre molto attento ad assecondare e lusingare le sue affezionatissime clienti.
Giovanni Boldini e il fascino della Belle Epoque ti aspettano in Galleria Arte Cesaro a Modenantiquaria dall’8 al 16 febbraio.
GIOVANNI BOLDINI
“Ritratto di Signora seduta“
1918 circa
Olio su tavola