Il bel busto femminile di Giuseppe Piamontini del 1686 circa, di una classicità solenne rilevabile nel tono sobrio, nello sguardo sereno, nel collo potente, nella bella capigliatura ondulata con maestria – un tempo probabilmente completata, alla sommità della fronte, da una luna che non sappiamo quando rimossa – è opera inedita, crediamo giovanile, di Giuseppe Piamontini, uno dei protagonisti della plastica fiorentina dell’età tardo-medicea.
Si suppone sia il quarto “BUSTO MULIEBRE” commissionato da Ferdinando de Medici all’artista; tre busti sono attualmente in esposizione a Palazzo Pitti.
La scultura deve risalire agli esordi dell’artista: lo si desume dal tono spiccatamente “romano” della figura, indicativo di un’esperienza ancora viva, fatta nell’Urbe a contatto diretto con i grandi esempi della statuari antica e con i “moderni” maestri di scalpello, che nel caso del Piamontini – inviato da Cosimo III all’Accademia medicea fondata a Roma per rinnovare la “lingua” figurativa toscana in direzione marcatamente tardo-barocca – ebbe seguito tra il novembre del 1681 e l’ottobre del 1686.
Nel corso dei cinque anni trascorsi nella Città Eterna, il Piamontini, allievo di Ercole Ferrara e di Ciro Ferri – quest’ultimo, continuatore dell’opera di Pietro da Cortona a Palazzo Pini -, appositamente scelto dal granduca “per studiare l’Antico”, compì un percorso didattico articolato, nutrendosi di cultura archeologica studiata anche attraverso il filtro del Cortona, di Algardi e del Duquesnoy (mediata dal controllato scalpello del maestro Ferrata), manifestando altresì attenzioni per al solennità di Domenico Guidi e per la bellezza composta di Antonio Raggi.
Tornato a Firenze, il Piamontini, distintosi a Roma per grande impegno e serietà professionale, ebbe gioco facile a entrare nel giro delle commissioni più ragguardevoli; al 1687 si data il bel Cristo morto in alabastro oggi a Palazzo Pitti; all’anno successivo un’importante opera pubblica, il San Giovanni battista destinato al battistero fiorentino; dal 1688 è poi certificato il rapporto con il grande principe Ferdinando de Medici, che fino al 1695 lo gratificherà di commissioni di grande rilievo come la serie di quattro busti muliebri, tre dei quali oggi conservati nello scalone di Palazzo Pitti.
È proprio con questa serie, databile al 1689, e con altre opere di quel periodo, che la nostra presunta Diana trova molti punti di tangenza.
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GIUSEPPE PIAMONTINI
(Firenze, 1663-1744)
Busto muliebre (Diana?), circa 1686
Marmo bianco, altezza 80 cm
Collezione privata