News

Lavinia Fontana, una delle prime Donne nella storia a costruire una carriera professionale come pittrice: fascino senza tempo in MILANI ANTICHITA’

Un’opera dal fascino senza tempo, firmata e datata sul bordo del tavolo: “LAVINIA FONTANA DE ZAPPIS PINGEBAT MDLXXXIII”. Questo olio su tela, delle dimensioni di 57×68 cm, è un perfetto esempio della maestria di Lavinia Fontana, una delle prime donne nella storia a costruire una carriera professionale come pittrice.

Il dipinto ritrae un bambino dall’espressione delicata, vestito con un ricco abito di broccato, che accarezza con dolcezza un piccolo cane, simbolo universale di fedeltà e affetto. La raffinatezza della composizione e l’attenzione al dettaglio, evidente nei tessuti preziosi e nelle morbide sfumature dei toni carnosi, dimostrano l’abilità della pittrice bolognese nel rendere ogni elemento del ritratto vivo e vibrante.

Questa tela ci trasporta direttamente nella Bologna del Cinquecento, un’epoca in cui Lavinia Fontana sfidava le convenzioni del suo tempo, emergendo come una figura rivoluzionaria. Il suo stile, caratterizzato da un equilibrio tra tradizione e innovazione, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte italiana e nel mondo del ritratto rinascimentale.

Prospero Fontana, il padre di Lavinia, non era solo un pittore affermato, ma era anche un umanista, un uomo colto, raffinato e ben inserito nei circoli culturali della città.

Frequentava intellettuali e pittori, tra cui Annibale e Ludovico Carracci, Lorenzo Sabbatini e il Giambologna. Tutto questo giocò un ruolo decisivo nella formazione di Lavinia, una donna perciò privilegiata perché ebbe accesso immediato e illimitato non solo alla pratica della pittura, ma anche al mondo della cultura, a differenza di quasi tutte le sue contemporanee.

Nel 1577 Lavinia sposò Giovanni Paolo Zappi, un pittore generalmente ritenuto di livello artistico mediocre, che fu funzionale alla carriera di Lavinia, diventandone di fatto l’agente.

Il contratto matrimoniale specificava che i coniugi avrebbero dovuto vivere a Bologna, nella casa di Prospero Fontana, fino alla sua morte e che era dovere del marito occuparsi della gestione degli introiti che la moglie avesse ottenuto come “pittora”: Prospero, in sostanza, voleva essere sicuro che la figlia continuasse a praticare la sua arte anche da sposata, cosa per nulla automatica all’epoca, e questa imposizione al futuro genero è da leggersi come una sua attestazione di stima nei confronti della figlia.

Alla fine degli anni Ottanta del Cinquecento Lavinia Fontana Zappi era ormai una pittrice affermata che dipingeva prevalentemente ritratti dei notabili di Bologna, soprattutto delle nobildonne, per le quali farsi ritrarre dalla nota “pittora” divenne quasi una moda. La sua perizia di sapore fiammingo nel cogliere i dettagli, diretta figliazione del gusto per il collezionismo del padre da un lato e dell‘amore per la conoscenza enciclopedica tipico dei tempi, era ammirata da tutti.

Lavinia Fontana precorse anche i tempi dal punto di vista gestionale e pratico della sua carriera. Seppe coltivare legami e contatti altolocati, scelse per i suoi figli padrini e madrine illustri, dimostrando astuzia e abilità nel consolidare la clientela e garantirsi la committenza e, per rinsaldare ulteriormente questi legami, addirittura battezzò alcune sue figlie con il nome delle sue committenti.

MILANI ANTICHITA’ ti attende dall’8 al 16 febbraio a Modenantiquaria.

Lavinia Fontana
(Bologna, 1552 – Roma, 1614)
Ritratto di bambino con cane, 1583
Firmato e datato sul bordo del tavolo “LAVINIA FONTANA DE ZAPPIS PINGEBAT MDLXXXIII”
Olio su tela