In quei decenni straordinari che vanno dai primi del Cinquecento alla metà del secolo, anche Parma, come altri centri della Valle Padana, Mantova e Ferrara, solo per citare i più prossimi, vive la sua stagione d’oro nel campo delle arti figurative, in primo luogo per la presenza di due artisti di immensa levatura, Correggio e Parmigianino.
Al seguito di Correggio e Parmigianino un’intera generazione di artisti rende Parma uno dei centri più vivaci della Val Padana¸ da Girolamo Mazzola Bedoli a Giorgio Gandini Del Grano, da Bertoja a Michelangelo Anselmi.
Di tutti questi Anselmi è certo il più raffinato ed elegante ma la ricostruzione della sua attività è stato un percorso lungo e travagliato anche per l’errore di Vasari che parla di “un Michelangelo senese per origine ma fatto parmigiano”.
In realtà, come hanno evidenziato gli studi degli ultimi anni e le opere di Eugenio Riccomini e di Elisabetta Fadda, tutta l’attività di Anselmi va letta in chiave parmense. Nei primi anni ’20 lavora con Correggio alla decorazione della chiesa di San Giovanni Evangelista e qui Correggio, ma anche Raffaello e la cultura pittorica romana, sono i riferimenti più facilmente rintracciabili.
Alla fase successiva, quando il linguaggio di Anselmi si fa più complesso a contatto con le opere di Parmigianino, rientrato in terra emiliana dopo il Sacco di Roma, spetta questa piccola deliziosa tavola.
Conosciamo le vicende dell’opera dalla metà circa dell’Ottocento, quando venne segnalata da Waagen nella collezione Sir Francis Baring, primo barone di Northbrook e membro della famosa dinastia di banchieri.
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Michelangelo ANSELMI
Madonna con il Bambino, Santa Caterina e Santa Chiara, c. 1530
Olio su tavola